sabato 1 dicembre 2007

Sull'utilità dello sconto

Perdonate la lunghezza di questo post. Lo spunto è partito dalla lettura di numerosi interventi sull’argomento sconto che affrontavano la questione con angolature diverse. Così ho deciso di intervenire anche io in merito.
Nel suo
ultimo post Pierluigi Paoletti scrive:
Nelle attività commerciali (chi ha partita iva) lo scec non potrà andare mai oltre al buono sconto a causa degli studi di settore e quindi non potrà mai superare il MOL (margine operativo lordo) a cui faceva riferimento Nino (Galloni noto economista ). A noi questo non importa più di tanto perché comunque lo Scec è ricchezza pura e aggancia al territorio anche la % pagata in euro.
Dall’altro verso Nello, in Lo scec dove è, osserva:
Consumatori e operatori commerciali insieme, devono sentire gli effetti benefici di questa terapia per poterla poi accettare e utilizzarla per quella che veramente è, i cittadini devono abituarsi alla presenza di questi pezzettini di carta, ecco perché io dico che va bene qualsiasi sconto, anche il 5%, perché quel 5% circolando, lavorerà sulle abitudini di quel operatore e dei suoi clienti.
Io porto avanti questa tesi. Non bisogna guardare staticamente allo sconto. Nel senso che lo sconto non si esaurisce nell’atto dell’acquisto. Lo sconto nel circuito scec, oltre ad agganciare euro al territorio, come sostiene Pierluigi, ed aumentare il potere d’acquisto, come ama ricordare Nello, crea un effetto a catena lento ma estremamente positivo.
Faccio un esempio:
Mario Rossi fa il tassista e l’esperienza di un anno ci dice che è quasi impossibile coinvolgere un tassista nel circuito scec. Ma io ci provo.
Mario scopre che nel circuito scec v’è un’associazione sportiva che organizza tornei di texana con lo sconto del 12%, lui è solito andarci due volte al mese, ecco un potenziale risparmio di 6 euro mensili. Poi si informa e viene a sapere che vi è una pizzeria, una salumeria e una cartoleria. Si fa due conti e verifica che in un mese, grazie allo scec può risparmiare circa 40 euro. Oltre a spese extra quali: meccanico, elettricista, ottico, medico, ecc. Insomma, il buon Mario Rossi si convince che mensilmente lo scec fa aumentare il suo potere d’acquisto di 70-80 euro. La prima cosa che fa: si iscrive come privato, un euro di contributo spese e 100 scec in tasca. Il primo mese va alla grande, ha speso 72 scec. Dopo una quindicina di giorni del secondo mese i suoi scec sono finiti. Ora la storia potrebbe prendere diverse strade.
La prima: Mario fa iscrivere anche la moglie, i figli ecc. così ha di nuovo il gruzzolo di scec da spendere
La seconda: Mario va in sede e chiede altri scec.
La terza: Mario annuncia che nel suo taxi accetterà scec al 10%.

Analizziamo la terza opzione e vediamo che portata avrebbe per il progetto. Può accadere che un'iscritta all’associazione presta servizio come insegnante di pianoforte, ma abita fuori mano e ogni volta che viene a Napoli per tenere le proprie lezioni è costretta ad aggravare di una percentuale per le spese del viaggio il proprio onorario.
Ora però Claudia (l’insegnante di piano) scopre che potrà venire a Napoli risparmiando il 10% ciò comporterà che lei, per favorire i clienti scec aumenterà dell’un per cento la sua quota scec.
Lo stesso farà Luca che risparmiando circa 5 euro in più al mese aumenterà dello 0,5% la sua quota scec.
Tornando a Mario, noterà con piacere che l’insegnante di piano, che il mese scorso costava 90 euro e 10 scec al mese oggi costa 89 euro e 11 scec, e non saprà mai che lui ha contribuito a questa deflazione.

In sostanza l’effetto domino che lo scec produce nel circuito è superiore alla prima percezione che possiamo vedere.
Ora io ho scelto un tassista, che è poco utilizzato dagli iscritti, ma facciamo il caso fosse stato un benzinaio. L’effetto domino sarebbe partito per più iscritti e non è da escludere che a fine anno il benzinaio aumenterebbe la sua percentuale di accettazione perché molti soci, potendo risparmiare sulla benzina, avranno fatto altrettanto

Continua…